Lo scorso 23 giugno, con un referendum popolare, il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea. La notizia ha fatto il giro del mondo, ma sulla questione rimane una grande confusione. Andiamo a vedere più dettagliatamente in cosa consiste davvero la Brexit e quali saranno le conseguenze a breve e soprattutto a lungo termine molto spesso taciute.
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Cos’è la Brexit?
Il termine Brexit nasce dalla fusione di due parole: british ed exit. Consiste nell’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito e quindi di Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda de Nord e di uno solo dei quattordici territori d’oltremare facenti parti dell’UE, ovvero Gibilterra.
Il 23 giugno 2016 mediante referendum consultivo, ma non vincolante è stato chiesto alla popolazione di esprimersi in merito alla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea.
L’affluenza alle urne è stata molto alta, soprattutto per un Paese con tassi di astensionismo da sempre molto elevati: su oltre 46 milioni di elettori, più di 33 milioni hanno deciso di esprimere il proprio voto (72%). Di questi, il 51,9% si è espressa in favore dell’uscita, mentre il 48,1% ha votato per rimanere. In particolare Inghilterra e Galles si sono dimostrate particolarmente favorevoli all’uscita, al contrario di Scozia e Irlanda del Nord.
Già nel 1975, due anni dopo l’ingresso ufficiale del Paese nel progetto europeo, allora ancora denominato Comunità Economica Europea, gli abitanti del Regno erano stati interrogati circa la volontà di aderire, riscuotendo però quella volta un favore significativo (67%).
Ma fin dagli esordi dell’Unione Europea, fortemente voluta da Francia, Germania e Italia per garantire al vecchio continente pace e prosperità, il Regno Unito è sempre stato poco entusiasta dell’idea, dimostrandosi molto restio a delegare parte della propria sovranità ad un’istituzione superiore. La mancata adozione della moneta unica in favore del mantenimento della sterlina fu un chiaro segnale di scarsa volontà di integrazione.
Perché i britannici hanno deciso di uscire dall’Unione Europea?
Da sempre poco europeisti, i britannici hanno scelto di uscire dall’Unione Europea soprattutto in relazione a tematiche legate a sicurezza, immigrazione ed economia. I sostenitori del “leave” hanno puntato sulle limitazioni alla sovranità nazionale derivanti dall’Unione, su un maggiore controllo dei flussi migratori e una maggiore libertà economica.
In realtà, le limitazioni decisionali sono oggettivamente ricompensate da maggiori benefici derivanti dal far parte dell’Unione Europea che garantisce comunque benessere, sicurezza e influenza a livello mondiale, sulla base del semplice principio che “l’unione fa la forza”.
I dati elettorali dimostrano che sono stati soprattutto i votanti più anziani a scegliere di uscire dall’Unione Europea, a fronte dei più giovani decisamente più orientati all’integrazione, così come i ceti più abbienti, più acculturati, più esperti sulla questione e le grandi imprese.
Le conseguenze della Brexit
Il referendum del 23 giugno ha portato disastrose ripercussioni sulla politica interna britannica, con le dimissioni del Primo Ministro David Cameron, difficoltà in tutti i partiti maggiori a trovare leader in grado di gestire la difficile situazione e un Paese fortemente spaccato in cui la Scozia cerca sempre di più di seguire una strada propria.
Ma le conseguenze più immediate sono indubbiamente quelle economiche. Le barriere commerciali che verranno ripristinate tra Regno Unito e Unione europea provocheranno una minore circolazione delle merci e minori investimenti con conseguente perdita di posti di lavoro. Inoltre, anche la sicurezza nazionale potrebbe risentire pesantemente dell’uscita dall’Unione: tutti i sistemi comuni atti a contrastare criminalità e terrorismo non saranno più disponibili per il Regno Unito, rendendo il Paese ancora più vulnerabile.
La possibile vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane rappresenta un ulteriore rischio soprattutto per il Regno Unito, che potrebbe diventare de facto un “protettorato” statunitense, trovandosi quindi a dover accettare limitazioni ancora maggiori, a fronte di benefici molto più discutibili.
Per tutte queste ragioni molti britannici, subito dopo il referendum, hanno invocato la possibilità di ripetere la consultazione e la volontà sempre più indipendentista di Scozia e Irlanda del Nord. Il rammarico dei favorevoli alla permanenza nell’Unione Europea è arrivato al punto che migliaia di londinesi hanno invitato il nuovo sindaco della capitale a chiedere l’indipendenza di Londra dal Regno Unito sul modello di Singapore.
Ecco qui tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.